giovedì 31 dicembre 2009

All'anno prossimo!

E anche quest'anno è passato. Il 2009 mi è proprio andato bene per la miseria. Devo ammettere che mi sembra un po' una seccatura questo post di fine anno, ma lo faccio anche per gli inguaribili lettori di questo spazio. Non starò ad elencare tutte le belle cose che mi sono successe, ma ci tengo a precisare solo una cosa, l'unica che merita di essere citata: tutto è iniziato il 29 marzo 2009. Tutto cosa? Tutto. Avete presente il tutto, il tutto quando gira perfettamente, il tutto di quando metti un disco ed è quello giusto, il tutto di quando te ne staresti sveglio tutta la notte a pensare, il tutto di quando guardi dentro la persona che ami, il tutto di un sorriso di un amico, il tutto di quando è il sole che ti sveglia, il tutto di quando è una gatta che ti sveglia, il tutto di quando staresti ore ad accarezzarle i capelli, il tutto di quando basta un solo sguardo, il tutto delle lacrime non più amare, il tutto che ogni bacio non è perduto.Tutto.

E adesso basta con i propositi (non avevo neanche iniziato, pazienza), il 2010 è un anno spettacolare, anche come sono messi i numeri, c'è un 20 e poi il 10, che è la metà di 20, non so nemmeno che cazzo voglia dire, ma mi piace un sacco. Il 2010 non è l'inizio di niente, non è la fine di niente, è la continuazione di un qualcosa cominciato quel sabato (o domenica?) e che non si è mai interrotto. Quindi auguro a tutti, belli e brutti, un bel 2010.

C'è solo una cosa che mi frastaglia la mente in questo momento, che credo mi terrò dietro a vita. Perchè quella maestra di inglese delle elementari ci obbligava a rispondere "Fine, thanks" alla sua domanda "How are you?". E poi anche lei rispondeva come noi, possibile che in cinque anni di elementari, lei stesse sempre bene. E magari anche tu, magari avevi appena litigato con i tuoi genitori, entravi in aula scazzato e ti chiedeva "How are you?", e te che cazzo rispondevi? Ma certo, "Fine, thanks". Non c'era via di scampo, o stavi "Fine, thanks" oppure ti mettevi a gridare come un isterico, dicendo che la maestra non capiva un'acca, che eri arrabbiato, quindi ti portavano in un istituto minorile, passavi l'infanzia lì, poi uscivi rincoglionito, sempre a dire quella cosa in inglese, allora ti ripigliavano, e ti spedivano in un ospedale psichiatrico con un biglietto di sola andata. E allora capivi che era meglio recitare, perchè da piccoli si sta sempre "Fine, thanks", anche se piangi stai "Fine, thanks". E con questa cazzata vi saluto, buon anno gente, all'anno prossimo!

sabato 19 dicembre 2009

A Marta

A Marta


In questa fredda notte
il caldo pensiero di un poeta fende l’aria
sciogliendo i cristalli di ghiaccio in gocce di rugiada
mentre l’anima della sua musa s’inonda di primavera


Piango con innocenza sul profumo del tuo corpo leggiadro
Una farfalla che vola libera nell’immensità del cielo
Poesia e amore si fondono in un attimo di vita
Ora il tuo cuore riposa in una teca di neve 


Dormi mia dolce Venere
Fiore inzuppato di lino, intriso di dolcezza
Petali di rosa scivolano sul tuo seno
Solleticando in te l’istinto naturale del tuo esser donna

martedì 15 dicembre 2009

Verso l'ignoto

L'auto sfreccia senza sosta lungo la strada, è autunno ed ogni cosa è ricoperta da una fitta nebbia condita con una pioggerellina sottile; i fari illuminano i banchi della folta coltre bianca, trapassandoli senza pietà. Finalmente si rallenta, ecco un bivio. Quante mete interessanti: Roma, Parigi, Berlino, Londra. E poi c'è un cartello vuoto che indica la strada verso l'ignoto. Ho ancora tempo per visitare il mondo, mentre nell'ignoto non potrò mai più andarci, non posso perdere quest'occasione, così ingrano la marcia e vado.

Diventa subito giorno, con un sole caldo e una piacevole brezza marina. Ma dov'è il mare? Davanti a me la strada sembra infinita, si vedono le montagne ricoperte di zucchero, e più in là, eccolo... il mare azzurro e trasparente che poggia su una sabbia finissima rosata. Il cielo è dipinto da mille colori grazie ai graziosi volatili variopinti che lo popolano. Manca qualcosa. Alla mia destra tanti bambini giocano nei prati, sembrano proprio tutti felici; sento il loro affetto per me, nonostante sia la prima volta che li vedo. Appena mi scorgono alzano il braccio per salutarmi sorridenti, ed io ricambio il saluto. Manca qualcosa. Alla mia sinistra tante belle donne mi tentano con il loro amore e la loro lussuria, potrei averle tutte. Guardando oltre scorgo un paesino cordiale, con le case fatte di crema di limone e pan di spagna; non c'è odio in mezzo a tutte quelle delizie. Manca qualcosa. Inizia a piovere, ma com’è possibile? Non ho mai visto un cielo così azzurro. Però non è acqua, è... birra! Che meraviglia di posto, tutto è perfetto. Quasi. Manca qualcosa. Alla mia destra il sedile del passeggero è vuoto, la mia mano stringe il nulla, manchi tu. Voglio tornare indietro, voglio tornare da te. Faccio inversione di marcia e vado spedito verso il mondo, il mio posto non è qui.

Eccomi finalmente: in mezzo alla pioggia vera, in una notte buia e fredda, circondato da cemento e odio, ma di nuovo accanto a te. Stringimi forte e non mi lasciare, il mio posto è qui con te.

mercoledì 2 dicembre 2009

Notte confusa

In questa notte confusa vorrei avere già le parole pronte per essere scritte, ma non è così. Vedo intorno alla mia testa tante lettere che si continuano a mischiare vorticosamente formando velocemente parole sempre diverse, senza darmi il tempo di coglierle. Quando è così come diamine si fa a buttare giù qualcosa di decente? Come settimana è strana, mi sembra sempre di essere al lunedì. Le ore passano, ma sembrano non passare; il guaio, in questi casi, è arrivare a domenica sera senza aver ricavato nulla di buono dai sette giorni appena trascorsi, diciamo pure sette giorni sprecati, per poi ricominciare di nuovo la settimana con uno spirito suicida inaudito. Da quasi un'ora è un nuovo giorno, mercoledì. Ho paura che sarà lo stesso di ieri, e dell'altro ieri ancora, con mille stati d'umore con mille diversità. Ma il problema vero e proprio è quando lo stato emotivo non è dei migliori, e quindi mi posso solo chiedere come potrei fare a risollevarmi. Gli ultimi due giorni li ho passati a mettere toppe qua e là, liberandomi del nervosismo con una corsa mozzafiato in auto volando sulla strada bagnata, oppure con una sana litigata con uno dei genitori. E pensare che oggi sarà l'ultimo giorno di Università della settimana, quindi dovrei essere contento. Ma non lo so. La verità è che voglio concludere in modo tranquillo la giornata appena passata, per questo il letto non mi attrae più di tanto, nonostante l'ora tarda.


Dovrei rubare ogni momento passato con Marta e metterlo al replay, fino al suo prossimo bacio; è lei la tempesta che spazzia via le nubi e si trasforma in un arcobaleno, colorando la mia vita. Dovreste vederla quando riesce a malapena a controllare la contentezza per un qualcosa di bello appena successo; niente è paragonabile al suo sorriso, ai suoi occhi che ridono di gioia. La monotonia fugge a gambe levate alla sua vista. Sì, dovrei prendere tutti questi momenti e portarli nella tana del mio sconforto, così vede cosa si prova a mettersi contro di lei. Purtroppo non sempre ci riesco, con l'obbligo di trovare uno stratagemma per buttare giù quell'enorme castello.


E ora ci si mette pure il sonno, c'è qualcuno che non vuol farmi arrivare in tempo a domani, facendo sua l'esclusiva. Pare che ci stia riuscendo, ma insieme ai miei timore c'è anche la Luna, che fuori brilla come non mai. Mi porterò nei suoi sogni, e ci concederà un abbraccio lungo un sogno. E' troppo che aspetto questo momento, stanotte sarà la prima gelata della stagione, non nei nostri cuori.


Un mattino


È come baciare un tuo sorriso

Vola, vola in alto piccola mia

unisci i frammenti dei sogni

bevendo dal calice dell’Amore

domenica 22 novembre 2009

Vorrei

La serata volge al termine lasciando dentro di me una strana sensazione, piacevole; so già che più tardi mi sveglierò bene. Fuori la nebbia persevera, unendo a sé la malinconia di quelli persi nelle città vuote, ma dentro di me il cuore ormai è una roccia, fragile ma difficile da scalfire. E ripenso ancora a lei, trovando quello che cerco in un'ispirazione che è finalmente tornata. La luce del cellulare è forte, do via libera al mio sfogo, Rubrica>Marta =)>Opzioni>Invia. Dormo con un sorriso.


Vorrei

Vorrei poter essere lì con te
sotto le coperte abbracciato al tuo corpo
accarezzando il tuo seno e le cosce


Mentre respiro il tuo profumo
lunghi brividi mi percorrono la schiena
Anche nell'oscurità riesco a scorgerti e a fare miei i tuoi occhi azzurri


Vorrei intervenire nei tuoi sogni
Mi avvicino
Scosto i tuoi capelli e sussurro la tua bellezza


Mi avvicino ancora alle tue labbra e le bacio con passione
Ti sporgi ancor più verso di me
poi sprofondi nel cuscino


Io m'incammino verso un altro sogno
questo è appena finito

domenica 8 novembre 2009

Sensi di colpa

Ok. Torniamo un attimo indietro. Ieri, ci siamo ritrovati a decidere all'ultimo, come ultimamente accade spesso, su cosa fare in serata; si è avviato il solito giro di telefonate, e nel giro di 5 minuti sono passato da un nevrotico nervoso a una gradevole contentezza. Serata organizzata, tutto bene e ci si mette in attesa. Arriva l'ora, e c'è l'attesa diatriba: ascoltare, o non ascoltare la partita (Atalanta - Juventus)? Da buon tifoso ho prevalso, tenendo quasi al minimo il volume, quel tanto che basta per distinguere le vocali dalle consonanti. Si mette subito bene per noi, è un uno-due micidiale di Camoranesi che mette la partita sul giusto binario, ed è con questo risultato che si va al riposo. Nel frattempo eccoci arrivati alla birreria, solito fiume di gente con accanto il proprio fiume di birra. Sul posto ci stanno aspettando da qualche ora due compari, li salutiamo e prendiamo posto accanto a loro. Si mette subito bene, si ride, si scherza, si scoprono strane cose sugli amici, e c'è una bella armonia. Probabilmente sarei stato ancora più contento se avessi saputo che, in quel di Bergamo, la mia squadra stava festeggiando per il 5 a 2 contro gli atalantini (basta, la smetto). Arriva l'ora di andare via, come farebbero tutti: usciamo tutti insieme, qualche battuta e un saluto, poi tutti ai propri posti per finire la serata come si deve.


C'è un però. Non è andata così. I due amici hanno fatto ciò che la loro parte razionale (e ciò che conveniva più a loro ovviamente) gli suggeriva, e sono sgattaiolati via. E noi? Eh, siamo rimasti solo in tre, e aspettiamo l'arrivo di un'altra cisterna gonfia di birra, la seconda per la precisione. La nostra spillatrice di fiducia (Marta ndr) compie egregiamente il suo lavoro, anche se sopraffatta dalla stanchezza, mentre, accanto a me, il fiume sta straripando, e davanti a me, Fra viene travolto da una valanga di birra. La nebbia e la pioggia copre un po' tutto, fino a quando siamo solo io e lei.


Dunque, a me piacciono veramente tanto quei film in cui i personaggi interagiscono con il pubblico presente in sala: lo trovo un metodo geniale per fare cinema. Non so se ho reso l'idea, comunque, un regista che adotta questa tecnica è Woody Allen. Continua a piovere, e guardate quei due in macchina, staranno facendo le solite cose; avviciniamoci ancora un pochetto, e... Ma che succede? Il tizio è riverso sul sedile, che piange a dirotto sulla spalla della sua innamorata. Probabilmente si sente in colpa per come sta finendo questa giornata, e non la smette. Non è una scena patetica? E lei invece di essere arrabbiata nera, lo accudisce teneramente. Probabilmente dentro di lei vorrebbe ucciderlo, ma non può darlo a vedere: lui è già ridotto peggio di uno straccio!


Succede ancora qualcosa, lui apre la portiera: vuole scappare. No, la richiude. No, la riapre. Si alza ed è lì in piedi che barcolla, mentre lei è ancora in macchina che non sa se piangere dalla disperazione, o ridere (per non piangere dalla disperazione). Che sta facendo? Oh no! Sta dando di stomaco in maniera vomitevole. Ogni ciucca degna di questo nome comprende anche la fase "rigurgito". Non vi preoccupate, se prendete una piomba colossale, e non vomitate subito, vi toccherà aspettarla. La fase "rigurgito" può presentarsi anche dopo settimane, mesi (alcuni dicono anni, ma io non ci credo); quindi, se vi ritroverete un giorno ad espellere schifosa roba giallastra, state pure certi che vi siete ubriacati di brutto. Sembra che lo spettacolo sia finito: risale in macchina e lo vedo ancora abbracciato alla sua ragazza. No, non piange più, ha già dato tutto. E' talmente ridotto a uno straccio, che mi fa quasi pena. Ora lei lo accompagnerà a casa sua, lo sorreggerà fino al letto, lo svestirà mettendo tutto con ordine sulla sedia, e gli terrà la mano per tutta la notte.


Non ci ho preso neanche adesso, almeno non del tutto. Sì, mi ha accompagnato a casa, ma si è limitata a sorreggermi fino alla porta di casa. Forse non l'ho neanche degnata di un saluto, non l'ho neanche ringraziata per avermi sopportato. Quello che mi resta ora è un insopportabile senso di delusione e tristezza, che dovrebbe scomparire fra qualche ora, quando finalmente potrò stare un po' di tempo con lei. Lucido.


I poeti che strane creature, ogni volta che parlano é una truffa.
(Fabrizio De André)

domenica 25 ottobre 2009

Ho imparato a giocare a golf

Ho finalmente imparato a giocare a golf; era tutta una vita che desideravo farlo. Prima non potevo perchè non conoscevo ancora il posto, ma devo ammettere che in questo periodo gioco poco: mi manca il tempo ed è abbastanza lontano. Ma è quando sono nel vivo di una partita che mi sembra di volare, e tutto si zittisce. Il campo è in ottime condizioni ed è una notte magnifica per titarare qualche colpo. La distesa d'erba è immensa, e l'aria profuma leggermente di fragola; la pallina è poggiata sul soffice prato, alzo gli occhi verso l'orizzonte, e, proprio al centro delle Luna, scorgo l'asta che porta alla buca. Ogni tanto qualche tiratore maldestro manda la sua pallina dalle mie parti, così la lavo e la metto nel cassetto dei ricordi: ognuna porta con sé un panorama diverso. Il più grosso problema che ho riscontrato fino a questo momento, è l'impossibilità a determinare un vincitore al termine della partità: ogni colpo dato mi porta alla stessa distanza di partenza, donandomi emozioni mai vissute prima. Il mio obiettivo è continuare questa partita fino a quando la Luna non tramonterà per sempre.

Anche adesso vorrei fare qualche tiro, ma a quest'ora è già tutto chiuso, anche perchè, per stanotte, la Luna è già tramontata. Mi corico davanti alla porta, aspettando che riaprano i battenti. Sono stanco e ho tanto sonno. Baciami e dimmi, ancora una volta, quanto è grande il tuo amore per me. Finalmente posso mettermi giù.

giovedì 1 ottobre 2009

Déjà vu, e ritorno a casa

Il grande automezzo blu percorre un mondo tutto nuovo. Attraversa uno dei soliti paesini sperduti, ma la normalità proprio non è concessa; la nebbia domina in questi frangenti e neanche il sole riesce a chiedere la precedenza per arrivare al suo spazio. Si viaggia veloce, ma le punte degli alberi sono tutte uguali, come sono identici i tetti delle case che spuntano dal grande cumulo bianco. I girasoli sono inchinati a terra, in preda a crisi depressive, non vedendo altro che il giallo dei loro petali. È un via vai di macchinette, la maggior parte non si rende conto del paesaggio intorno a loro. Frenesia. Attraverso il vetro osservo solo sagome che si susseguono rapidamente, ma lo splendore sta al di là di tutto, invisibile agli occhi di tutti, ma non ai miei. Il raziocinio incontra la pazzia. Gli uomini in smoking e le donne decorate con tailleurs rossi ballano sulla hit del momento. I poeti camerieri servono versi d'amore su petali di rosa, e nelle aiuole i bambini giocano felici alla pace. Déjà vu. Sono attimi che ho già visto nelle gocce di una giornata di pioggia e oltre la punta di una grande montagna. Li lascio al loro mondo, io ho già il mio. Alle mie spalle ci sono delle labbra da baciare che mi aspettano a casa.

P.S.: ringrazio vivamente Michele per aver premiato questo blog.

giovedì 17 settembre 2009

Routine

A volte succede che certe discussioni con certi amici provocano dei turbamenti dentro di me. No, turbamenti è una parola troppo grossa, "pensieri" è più azzeccata. Guardo dietro di me e non vedo tanti bei momenti, anzi, a dir la verità sono molto rari. Tanta negatività che ha modellato il mio carattere in qualcosa che non volevo. Due anni e mezzo di amore non corrisposto, senza alzare un dito, più altre delusioni; la speranza che qualcosa di bello potesse accadere moriva lentamente, lasciando spazio alla rassegnazione. Rassegnato a vivere una vita controvoglia, impossibilitato a donare l'amore che ho sempre tenuto dentro di me, una vita che non volevo vivere. Erano queste serate di pioggia che mi facevano stare "bene", mi coricavo nel letto, quaderno sulle ginocchia e una biro a scrivere alla bella di turno, come un romantico. Oppure uscire di casa e camminare, camminare, e fermarsi a pensare su una panchina; pensare al futuro, ancora al passato, ma soprattutto ad un maledettissimo presente. Momenti in cui non pensavo che al mio malessere, nessuno stava peggio di me, perchè è così: quando stai male, non ti importa se c'è qualcuno in una condizione peggio della tua, pensi solo a te stesso e basta; in casi curiosi, si arriva anche alla competizione, su chi sta più male. Scrivevo per non so chi, per una musa che non conoscevo, per un'amica immaginaria che mi veniva a trovare solo in quegli attimi, e c'era soddisfazione nel rileggere dei bei versi provenienti solo dalla mia testa.

Quei tempi son passati. Ora sto bene, anche senza tutte quelle ispirazioni. Nessun rimpianto, nessuna malinconia, quei momenti non mi mancano. Se tutto quello che ho passato mi ha portato dove sono ora, non posso che essere contento di tutto ciò, di tutte quelle lacrime versate, di tutti i falsi sorrisi. Se ora sono così, lo devo solo a una persona, che ha cambiato totalmente la mia vita, e che ora non posso più farne a meno. Quando parlo di lei mi sembra ogni volta di ripetere le solite cose, ma quando la vedo rivivo il primo bacio e le prime carezze.

Ti amo Marta

domenica 30 agosto 2009

Ricordo di te

Mi manchi davvero tanto, anche se da così poco. Sei partita giovedì, e martedì sarai di nuovo qui, eppure mi manchi da morire. Il primo giorno è stato il più brutto, ormai sono abituato a te, al tuo sapore, e non poterlo assaporare mi butta giù, non tanto, ma abbastanza per risentire un po' di solitudine. I giorni passano, e anche se la tua lontananza non mi fa sorridere pienamente, sono contento ripensando a ogni momento passato con te. Ricordo quel martedì, stavamo insieme da soli quattro giorni, e già ti allontanavi per la gita scolastica. Il mattino da solo a casa, a sorridere ai momenti vissuti in soli tre giorni, a pensare ciò che potevi diventare nella mia vita, e dopo il sorriso una solitudine difficile da mandare giù, ma che ho digerito vedendoti al tuo ritorno. Ricordo quel pomeriggio sotto l'ombra di un albero, coperto dal profumo dei tuoi capelli, a sentire per la prima volta il tuo Amore; hai cancellato con due parole un passato burrascoso che neanche la speranza era destinata a salvare, e mi hai portato con te in un mondo sconosciuto, che neanche un poeta è in grado di descrivere. Ricordo quel venerdì, in fondo a un pozzo come non mi sentivo da tanto tempo, impossibilitato a godere del tuo sorriso radioso e finalmente libero; non mi hai lasciato, mi hai tenuto stretto a te fino alla fine, mi dicevi di sfogarmi, ed io egoisticamente (maledetto orgoglio) non volevo, non potevo mostrarmi così debole ai tuoi occhi. Ricordo quella domenica mattina, aprire gli occhi e trovarti lì accanto a me, anche dopo una notte quasi magica; e ancora tu che mi consolavi. Ricordo quel giovedì, quando ti sei messa a piangere come una bambina sotto una Luna rossa all'orizzonte, un pianto senza un motivo. Quando tutto è finito, il pensiero di poterti amare ancora di più si è avverato; eri così bella, gli occhi ancora un po' lucidi, e qualche residuo di lacrime sulle tue guance, mai ti avevo vista così. Non so di chi sia la colpa per tutta questa mia sensibilità che mi porta ad amplificare all'inverosimile ogni singola emozione, bella o brutta che sia, ma è dei tuoi ricordi che ho bisogno quando mi sento solo. Dopo 5 mesi se ne sono accumulati davvero tanti, la mia speranza è che non s'interrompano mai, e questa è la più grossa consolazione di cui posso disporre.

lunedì 10 agosto 2009

Vacanze

Anche io stacco la spina per qualche giorno, precisamente fino a Venerdì sera. Questa era una giornata adatta per rifinire le ultime cose prima di partire. Mi mancava un chiarimento, che ormai mi assillava da diverso tempo, e anche se è stato chiarito solo fino a metà, la parte più difficile è stata superata, nonostante la malinconia iniziale. Spero che tutto tornerà come prima, dovrò armarmi di tanta pazienza, ma per un'amicizia importante si può fare. Mi manchi e ti voglio bene Miri. A parte questo, novità non ce ne sono, ma questo non vuol dire "vita monotona". Tutto il contrario. Non mi sono mai sentito così vivo, sapere che è solo mia. La amo, la mia vita e vivo per Lei. Canto alla Luna una canzone impossibile, sotto una pioggia di stelle.

Posso solo sperare sole e non troppo caldo per questa settimana, e se non ci sarà niente di tutto ciò, pazienza. Mi basta Marta. Auguro buone vacanze a tutti quelli che si fermano per leggere ciò che scrivo e lasciano un segno, ma anche a quelli di passaggio. Insomma, buone vacanze a tutti :)

lunedì 3 agosto 2009

Debolezza

Che cos'è una serata senza di te? Che cos'è il ricordo di un bacio sulle mie labbra? Che cosa sono queste lacrime che scivolano su di me senza fare rumore? La serata è andata via veloce, trascinando nella mia ombra un po' di tristezza. Una serata piacevole, condita con una brutta negatività, tanto quella non finisce mai.

Il cursore lampeggia ininterrotamente. Ipnosi. Ma che vorrà dirmi? Mi sembra tanto di vedere il vuoto che ho in questo momento. Smettila di lampeggiare, è una monotonia in grado di durare per anni, ed io non ho tutto sto tempo. La stanchezza avanza, e le parole sono già nel letto a sognare un bagno d'acqua fredda; non me la sento di svegliarle, e così rimango qui. Solo. Con me, me stesso, senza le parole, senza di te, e con questo fottuto cursore. Ho bisogno di te. Son quasi affogato nelle mie lacrime, e questo mi ha creato una fobia, deve essere qualcun altro da accudirmi. Chiamala debolezza, eccessiva sensibilità, come vuoi te, ma è quello di cui ho bisogno, non ridere di queste parole. Ho bisogno di te.

Che succede? Qualcosa fa da diga per le mie lacrime: è la tua mancanza. Qualche mese fa, la cosa che mi piaceva di più fare in queste serate, era distendermi a letto in solitudine, accendere l'iPod e selezionare le canzoni che potevano aumentare a dismisura il mio disagio. Non potevo farne a meno. Ora non voglio fare così. Non voglio far toccare terra a quelle bastarde, meritano di morire in un cuore pieno di vita. Desidero la tua spalla, il tuo profumo e la tua voce per asciugarmi gli occhi, queste sono le canzoni di cui ho bisogno. Ora. Adesso. Chissà come dormi bene, con la testa leggermente piegata a destra con una mano sotto al cuscino; passerei tutta la notte ad osservarti, fino al tuo risveglio al mattino. Più bella di un'alba.

Tante cose voglio, ma non ne esiste una che sia disponibile in questo momento. Tante cose non voglio, ma sono tutte disponibili in ogni momento; basta pensarci un attimo e arrivano tutte insieme. La stanchezza aumenta e inebria l'aria densa di sonno. Il cursore non si è ancora stancato, l'amico Jack è sparito, l'iPod è acceso su una lunga lista di brani tempestosi. Questione di secondi, il cuscino è umido.

martedì 28 luglio 2009

Fabrizio De André e la libertà - Introduzione

Ho deciso all'ultimo momento l'argomento della mia tesina per l'esame di maturità; non potevo non farla su De Andrè, e su uno dei temi più cari a lui. Questa è l'introduzione.

Nel comporre questa tesina le emozioni sono state tante e molto intense. È un viaggio che parte ripercorrendo la vita di Faber, passando nei pensieri di due grandi filosofi e attraversando il fiume Spoon River, per poi passeggiare nella Sorbonne occupata, arrivando infine nell’identità di Mattia Pascal. Il filo comune che lega questo percorso è forse uno dei più importanti temi da sempre discussi dall’uomo: la libertà. Un tema delicato e un concetto difficile da interpretare. È proprio qui che entra in campo Fabrizio De André, che, mischiando poesia e musica, è riuscito a trattare argomenti delicati, come la prostituzione e l’emarginazione, con apparente semplicità e senza preoccuparsi del giudizio della gente. L’infinito affetto che ho verso di lui e la forza delle sue parole, mi hanno spinto a trattare questo argomento. Le emozioni si sprecano ascoltando la sua voce narrare di situazioni paradossali, ma estremamente veritiere; De André è sempre stato molto caro alla libertà, come testimoniano i vari elogi all’anarchia. La discografia di Faber è ampia, ma non vasta come quella di altri autori del suo tempo; pur tuttavia risulta memorabile per varietà ed intensità. Il suo ricordo è ancora vivo nella memoria della gente, e non mancano, a 10 anni dalla sua morte, le iniziative e le mostre a lui dedicate. È sempre stata una persona aperta al dialogo, che si è spesso scontrata con le idee cocciute e ignoranti degli altri individui; raramente le sue canzoni sono autobiografiche, ma le poche che lo sono ci offrono la vista dei suoi occhi in quei momenti. Uno degli episodi più significativi è quello da cui è nata la canzone “Amico fragile”, contenuta nell’album Volume VIII, a cui sono particolarmente legato: è una delle canzoni più celebri ed amate di De André, tratta dall'inconsistenza culturale dell'alta società, dove non c'è spazio per un ragionamento, una discussione, ma solo per il divertimento fine a se stesso. È però anche una delle canzoni in cui De André espone di più se stesso a feroci autocritiche consegnandoci un autoritratto inquieto e sofferto. De André era questo, una persona come tutti, ma con un dono di inestimabile valore che ha fatto fruttare come solo lui poteva fare, anche a costo di qualche lacrima e una sconfinata tristezza.

La bella che è addormentata, ha un nome che fa paura, libertà libertà libertà” (Fabrizio De André)

giovedì 23 luglio 2009

L'amico Jack

Era il 16 Luglio 2008. Serata a casa mia con qualche amico, approfittando dell'assenza dei miei genitori, con patatine e le solite schifezze varie, tanta birra e una bottiglia di Jack Daniel's. Già pensavo che sarebbe durata poco, cercando di approfittare di ogni momento di ispirazione, cercando parole migliori in quella bottiglia. Invece no. In questa serata malinconica è ancora lì, apro lo sportello e la scorgo in fondo: un dito di alcol ristagna ancora. Mi ha fatto compagnia in altri due momenti nei mesi scorsi: il primo il 26 Agosto 2008, e l'altro lo scorso 10 Febbraio.

La fine della scorsa estate mi vedeva obbligato a recuperare quei debiti riscontrati a scuola, biologia e fisica; mi bastava non passarne uno per ripetere l'anno, e sfiga volle (ma fu proprio sfiga?) che quel periodo coincidesse con lo stesso momento in cui avevo spostato la mia manopola su "menefreghismo" e "svogliatezza". Era un pomeriggio afoso e molto caldo, e già pensavo alle conseguenze del mio gesto, anzi, non vedevo l'ora a dir la verità; aprii lo sportello, tolsi il tappo, mi inebriai del suo profumo, e inizio a mandare giù qualche lunga sorsata. Da più di un mese il mio palato non toccava alcol così forte, la gola in fiamme, ma bastò poco per abituarsi; il "fastidio" sparì e le sorsate furono più frequenti. Il tempo non era molto, ma fu abbastanza per rendermi un pelo più inconsapevole di quel che stavo facendo. Risultato: foglio consegnato in bianco, bontà dei professori a promuovermi lo stesso, e un misto di delusione/contentezza qualche giorno dopo.

Il secondo momento condiviso con l'amico Jack, fu nella mattinata del 10 Febbraio. Per tutta la sera precedente avevo quell'idea in mente: aspettare che tutti andassero a dormire, per ubriacarmi di sana pianta, e mettere per iscritto ciò che l'ispirazione mi avrebbe dettato. Detto fatto, fino alle 2 qualche sorsetto di nascosto, e poi giù a tracannare alcol, con un foglio in mano, a scrivere una dedica per una persona che all'epoca mi piaceva molto. Mi svegliai con la finestra aperta, sverso sul letto ancora vestito, e ancora ubriaco. Niente scuola, urgeva un posto tranquillo. Mostrando apparente normalità, presi la macchina e andai a smaltire la sbornia nella Langa. Più tardi scoprii che quella dedica l'avevo trascritta inconsciamente sul mio cellulare, e inviata senza scrupoli alla persona a cui era indirizzata. Forse era proprio quello che volevo, o forse era solo un momento di delirio che si sarebbe concluso con una risata, o un pianto. Comunque tutto si è risolto con un nulla di fatto, rivelandomi però quanto sarebbe stato bello avere quella persona come amica.

Dice Vasco in una delle sue canzoni: "Accidenti all'ipocrisia/alla malinconia/alla noia che ci prende e che non va più via". Potrei prendere in prestito le sue parole per descrivere questo momento, potrei fiondarmi su quell'ultima goccia, esaurendo il mio amico Jack, consolandomi poi con l'amica grappa, potrei farne di cose. Ma stanotte nulla di tutto ciò, perchè sento che sta passando. La vedo dappertutto, ed ogni impulso che mi spinge a compiere un'azione negativa si spegne. Ciò che mi resterà dopo queste parole, sarà solo una domanda. Dove sarei ora se non l'avessi incontrata?

domenica 19 luglio 2009

Un anno fa...

...nasceva questo blog. Sembra ieri quando, vinto dalla convinzione di poter fare qualcosa di buono, passai una notte intera a lavorare con Photoshop per creare questo blog, e dargli un aspetto tranquillo. Erano notti di libertà assoluta, passate in piedi in attesa di vedere il cielo diventare sempre più chiaro, fino all'alba; notti in cui potevo esprimere come volevo la mia creatività, aiutato anche dall'ebrezza di qualche bicchierino, sempre in solitudine. Già, in solitudine. Potrei dire che l'inizio del blog potrebbe coincidere con una sensazione di vuoto che mi ha accompagnato per molti mesi. Un vuoto che ho cercato di colmare proprio con questo spazio; il fatto di averlo creato, mi spingeva a scrivere non appena ne avevo l'opportunità, e questo devo ammettere che mi ha fatto crescere, regalandomi anche momenti di piacere.

In un anno sono cambiate tante cose. Alcune amicizie si sono rafforzate, altre indebolite. La maturità è stata data, è stata passata, ed ora devo scegliere cosa fare della mia vita, del mio futuro. Rispetto ad altri momenti cambia solo una cosa: ora c'è la voglia di continuare, magari non così forte, ma sento che sta tornando; ogni giorno è qualcosa di nuovo, un sorriso che, nella sua forma superficialmente identica tutte le volte, mi regala novità stuzzicanti e ben definite. E' stato (e lo è ancora) un grande cambiamento per me, che non mi sarei mai aspettato. Devo tutto questo ad una sola persona, a Marta. Fa un certo effetto scrivere il suo nome, è come se fosse sempre accanto a me quando lo pronuncio. E poi come non citare gli amici, anche se avrei preferito che alcune amicizie procedessero in maniera diversa da come sono andate realmente, ma pazienza, non posso avere tutto, e dispiace. un ringraziamento lo devo anche a chi mi ha letto, a chi mi legge, a chi passa di qui perdendo il proprio tempo a leggere i miei pensieri, a chi lascia un segno del suo passaggio, a chi apprezza ciò che faccio.

Questo blog mi ha dato tanto, e anche se quest'anno non ho avuto lo stesso tipo di libertà di un anno fa, sono contento e sto bene. Contento di avere avuto quella pazienza che mi è sempre mancata, quelle classiche domande del tipo "Ma che ci scrivo in un blog?", ma ho voluto buttarmi, spinto da un'affettuosa cugina (ora dovrei dire cuginona :)). Contento di vivere in un sogno reale, e non in una realtà sognante. Quindi faccio i miei più grandi auguri a questo spazio, lo spazio di Ale, Lo Spaziale.

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P.S.: le foto rappresentano due dei sei gattini che Luna, la mia gatta, ha partorito lo scorso 2 Giugno. Le foto sono ingrandibili.

mercoledì 15 luglio 2009

Ascoltandoti

Ascoltandoti

Una visione sfocata mi fornisce la miseria del momento

I sorrisi si trasformano in ghigne malefiche

Un’armonia è scossa da un fiume in piena

e i pazzi sono tanti, e urlano, urlano e camminano


Spade fendenti colpiscono gravemente

su un corpo privo di speranza e serenità

Sono pagliacci che giocano a rincorrersi, l’ultimo sarà la morte

Ignari, sulle loro teste è eretta un’immensa bandiera bianca


E sventola, gagliarda del suo colore puro fa ombra ad un’atroce verità

Nascosta continuamente da sottili veli pietosi

Mani nude ancorate alla ricerca della grazia

stringenti un cappio d’angoscia


Ma c’è una montagna su di me, e cielo azzurro sul mio capo

Il rivolo amoroso scorre felice, innaffiando d’acqua gelida la gola riarsa

Un tuffo nei laghi blu, posando la malinconia su un fiore

Momento buio e profondo, colgo il gelsomino dalle tue labbra


È un sogno non dettato dal sonno

Il pianto di stelle è ai bordi del precipizio

finché la tua voce lo ferma, sciogliendolo in un abbraccio

Inarrivabile è la cima, il collegamento con il campo dei non viventi


Una farfalla variopinta si distende sulle mie ginocchia

Profuma d’amore, il suo batter d’ali è la melodia divina che domina il cielo

Spicca il volo mutando in una goccia di ghiaccio

rivelando la tua presenza con la trasparenza


Cado giù sereno, solleticato da verdi fili d’erba

Ascoltando te, ascoltando un angelo

sabato 11 luglio 2009

La fine di un passo. L'inizio di un altro.

Come si può intuire dal titolo, il percorso durato cinque anni si è concluso bene. Un ringraziamento mi sembra il minimo a chi mi ha dato una mano per superare quest'ultimo anno (ci tengo a precisare che non avrei dovuto superarlo, ma qualcuno non la pensava così, in futuro ringrazierò anche chi ha voluto ciò). Cinque anni un po' troppo sofferti forse; due anni persi dietro un grande amore, amici che vanno, ma anche amici che vengono. E non solo amici. Per qualcosa che si perde, da qualche parte, in un preciso momento, ci sarà qualcosa che aggiunge valore alla nostra vita. Così è capitato in quest'ultimo anno. Ho trascurato molto questo spazio negli ultimi 6 mesi. Son passato dal vedere gli altri vivere la vita attraverso un oblò, ad aprire il boccaporto respirando aria divina e sentirmi davvero bene. Ma certe porte non si chiudono, anche se in passato son state dolorose, in un futuro prossimo possono essere preziose e utili per superare certe situazioni. Quindi grazie a chi ha voluto che passassi le giornate ad assaggiare le mie lacrime, perchè guardando il lato positivo, se non fosse successo, probabilmente non avrei iniziato a scrivere, che al momento è una delle poche cose che mi rilassa e mi rasserena. Ed è così che l'estate inizia. Con casa libera fino al 17 luglio (o forse più) e un certa libertà da assaporare. Non mancheranno aggiornamenti al blog. Chiudo con una cosa che ho scritto dopo una bellissima giornata passata con Marta.


Deliri d'Amore

Su un letto ormai vuoto

Quale luce t'illuminava? Quale luce t'illuminava?

Mi sono cibato delle mie ceneri, ho ali al posto delle braccia

Volare sempre più in alto, dietro un foglio bianco ricoperto di meraviglie

È una musica dolce, delirio d’Amore

Sfilo gli infiniti petali di una rosa

Una gravità inversa riporta tutto nello spazio profondo

Noi due giovani scapigliati, legati e indissolubili

A bocca aperta, la tua vita fra le mie dita

Corpi madidi di sudore, consumati dall’inesorabilità del tempo

Una Luna ci osserva avida e curiosa

Vai via, Luna

mercoledì 24 giugno 2009

Maturità

Dopo più di un mese ritorno a scrivere sul blog. Per un po' ho deciso di staccarmi dallo scrivere in questo spazio, e di conseguenza ho perso anche gli aggiornamenti con altri stupendi blog. Ma veniamo a noi. Sta andando tutto contro i piani. Domani inizierà il mio esame di maturità, che non avrei mai dovuto dare. Infatti era scontato la mia bocciatura, ma non so perchè, per la seconda volta sono stato graziato e quindi ora sono in ballo. La voglia di studiare rasenta lo zero (mi ero già rassegnato), e non mancano altre complicanze, ma per fortuna c'è della positività intorno a me: Marta è sempre accanto a me, con lei ho scoperto l'altro volto dell'Amore, e questo supera ogni cosa. Posso anche contare sui miei fedeli amici, anche se qualcuno si sta allontanando sempre più, ma ora non voglio parlare di questo. Si stava parlando di positività giusto?

Altro argomento interessante è la tesina: per molti è stata una faticaccia, trovare argomenti, scoprire che poi erano sbagliati, la mancanza di idee, i collegamenti. Tutto un minestrone per dare in escandescenza. Per me non è stato così. L'argomento era già deciso da tempo (avevo pensato che avrei avuto persino tutta l'estate per prepararla, ma qualcosa è andato storto ed ho dovuto fare tutto nel giro di pochi giorni): Fabrizio De André e la libertà. E' stato davvero bello girare in cerca di più notizie possibile, mentre di sottofondo c'era proprio lui, Faber, a tenermi compagnia. Come ho già detto le complicanze non mancano, qualche sfuriata di troppo, i momenti di inspiegabile tristezza, come ieri sera. Ma tutto si compensa. Ora cerco, ci provo, a concentrarmi per finire questo percorso iniziato cinque anni fa, so di non essere solo, e avere sempre le mani occupate per stringere Lei mi da la vita.

Dico già che tornerò ad aggiornare il blog non prima del 9 luglio, infatti per quella data ho la prova orale. Prometto di postare con più frequenza, e prometto a me stesso di finire qualche scritto iniziato tanto tempo fa. Confesso che mi ha fatto stare bene ritrovarmi qui, come qualche mese fa, a mettere su uno schermo qualche pensiero. Saluto i visitatori con una pietra miliare della musica italiana, mai una canzone mi ha rappresentato così tanto come in questo momento. A presto.

mercoledì 20 maggio 2009

Tuffo nel Blu

Tuffo nel Blu

Nei suoi occhi brilla il fruscio del fiume

Animato da alti campi innevati di zucchero velato

Vola impetuoso lasciandosi dietro una scia di sabbia rosa

 

Si assapora il sale sulle sue labbra, cosparse di un cielo limpido

Attraversa la barriera marina sciogliendo un aquilone dai dolci colori

Un mare d’aria viva, oscurato dai raggi passanti fra il pianto di un salice

 

E sul suo corpo perlato si respira il profumo degli Dei

Lontani sono i presagi amari di un passato troppo vicino

L’arpa non accenna a rifiatare, inchinandosi di fronte a questo spettacolo

mercoledì 6 maggio 2009

Momenti leggiadri

Momenti leggiadri

Quel pazzo alla radio farnetica in cerca di un senso

La musica è da sempre la sua fedele compagna

Compagna di antiche passioni e vecchi ricordi

Li custodisco gelosamente fra le mie grinfie

 

Hai fatto il vuoto intorno a me

Rapisci il poeta e tutto ciò che c’è lì intorno

Mi rimane il soffio ansioso del futuro

Mentre prendo la vita dai tuoi sospiri

 

E’ nella scalata impossibile che ho trovato un rifugio

un po’ d’acqua ed un letto per dormire

in una notte gonfia di stelle

accanto ai dolci occhi di una cerbiatta

 

Tengo stretta la tua mano nella mia

Facendo scorta del tuo profumo e delle tue carezze

Nascondendomi ancora una volta fra i tuoi capelli

per una nuova avventura

sabato 25 aprile 2009

domenica 12 aprile 2009

La veglia

Questo post avrei dovuto farlo ieri, ma proprio non ne ho avuto il tempo. Sto vivendo davvero un bel periodo, e qui rischio di cadere in terribili ripetizioni. Ieri era il suo compleanno, ma ho lasciato perdere le aspettative, qualche preoccupazione dell'ultimo minuto, ed ho cercato di godermi al massimo ogni momento con lei. E devo dire che ci sono riuscito, non sono mai stato così bene, per me è difficile credere di vivere momenti così sereni per la mia anima. Questi giorni di vacanza mi stanno regalando emozioni incredibili. Il Venerdì l'ho completamente dedicato alla mostra di De André a Genova: non ho davvero le parole per descrivere l'immensità di quell'uomo; oltre alla magnificenza di quelle cinque stanze, ero circondato da simpatia e voglio di stare bene. Al ritorno a casa c'era come al solito la malinconia ad aspettarmi, una sensazione negativa scaturita dalla nostalgia che avrei potuto avere di quella giornata; nonostante ciò, c'era anche lei con il suo affetto, per sconfiggere la tristezza, facendo prevalere il sorriso. Anche ieri una giornata davvero piena e frenetica, ma la stanchezza accumulata si è esaurita piano piano dalle 17 in poi. Cinema, un bacio, cena, un abbraccio, andata, musica e il tuo profumo, ritorno, pioggia, un bacio, un abbraccio e il tuo profumo. Questo spazio glielo tengo ancora nascosto, spero per poco. Anche il blog le fa gli auguri. Tanti auguri Marta. Buona domenica a chi passerà di qui oggi.

La veglia

E’ nato un soffio al cuore

Esso si accende con l’illuminarsi del suo volto

E in un giorno di Aprile irradia l’aria

Sconfiggendo le tenebre rintanate nella mia anima

 

Contorte sono le mani su quel violino

Fanno vibrare con dolcezza le sottili corde di cristallo

E nella notte di Luna piena c’è una fitta pioggia di fiori

Ma nessun profumo si piega alla fragranza della bambola di porcellana

 

Sulla volta celeste è steso un lungo velo di armonia

La sua anima dormiente è poggiata sopra miliardi di petali di girasoli

Ed un poeta la veglia ai suoi piedi

La notte è buia, ma non fa più paura